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IL SIGNORE DEGLI ANELLI: LA COMPAGNIA DELL'ANELLO
(THE LORD OF THE RINGS:THE FELLOWSHIP OF THE RING)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 30 gennaio 2002
 
di Peter Jackson, con Elijah Wood, Ian McKellen, Ian Holm, Christopher Lee, Viggo Mortensen, Liv Tyler, Cate Blanchett (Stati Uniti - Nuova Zelanda, 2001)
 
Sbarazziamoci subito del dilemma spiccio che sembra preoccupare i frequentatori dei successi alla moda: IL SIGNORE DEGLI ANELLI è infinitamente meglio di HARRY POTTER. Ed il confronto fra la rincorsa al meraviglioso del film spudoratamente enorme, ma costantemente inventivo, sensuale e visionario del neozelandese Peter Jackson e quella pigra, asettica e conformista del suo concorrente al box - office natalizio è improponibile.

Anche se fra i due best-seller letterari - è giusto ricordarlo - corre un diverso peso artistico, storico o culturale. Anche se pareva impossibile ridurre a sceneggiatura una saga che è ormai un classico della letteratura del Novecento; e che già si è tentata di decifrare in mille modi da quando Tolkien la scrisse nel 1954. Anche se la decisione di far seguire questo primo monumento di due ore e quaranta da due altri episodi (già girati, e destinati ad apparire ognuno a distanza di un anno) non appare del tutto rassicurante. E anche se (ma non sarà ora di rivedere i testi?) i precedenti di Peter Jackson non sembravano proprio essere quelli del Boorman di EXCALIBUR, del Gilliam di BRAZIL o del Burton di IL MISTERO DI SLEEPY HOLLOW.

Ma il cinema (quante volte abbiamo amato ripeterlo?) è fatto, prima di ogni altra cosa, della qualità di uno sguardo. E bastano poche immagini de IL SIGNORE DEGLI ANELLI per comprendere di che pasta sia fatto. Basta osservare come Jackson sappia filmare la tessitura squisita di un tappeto di muschio che ancora accoglie la rugiada del mattino, mentre i piccoli hobbit fuggono nella foresta. Prima che lo zoccolo terrificante di un immenso cavallo nero invada lo schermo, e venga a posarsi accanto alla quercia che li protegge; e l'ansimare assordante delle narici si faccia presagio di minacce più oscure. Ed i decibel del dolby anticipino l'amplificazione numerica che magnificherà lo scempio di sterminate armature, e mostruose creature in marcia.

Basta lasciarsi andare al piacere che deve essere stato il suo. Mentre filma, nello spazio favoloso di un altipiano neozelandese, una cavalcata dal realismo dinamico, dalla geometria spaziale da rendere invidiosi John Ford e Anthony Mann: per subito trasformarla in un'altra carica travolgente, stavolta tutta proiettata nel delirio fantastico. Quando i cavalieri neri del Male sembrano aver ormai circondato il destriero bianco della principessa degli Elfi che porta in salvo Frodo, il giovane eroe, ecco altri destrieri meravigliosi fuoriuscire dalla corrente del fiume che si è improvvisamente ingrossato; e, sospinti irresistibilmente sull'orlo della spuma, sommergere cavalieri e quadrupedi urlanti.

E' una delle qualità che rende il film di Jackson memorabile: la facoltà di fondere, con una continuità ed una resa poetica finora sconosciuta all'inflazionata corte di maghi delle tecniche digitali, il realismo nella contemplazione degli elementi naturali all'utilizzo fantastico degli effetti speciali.

Era difficile raccontare la storia del nanettorolo dallo sguardo trasparente che deve ricondurre l'anello dai poteri degenerati da ricondurre nel suo luogo di origine, affinché la sua natura malefica possa essere annullata. Di quella ormai mitica epopea, che ha appassionato milioni di cultori, più che lettori: e che accompagnerà Frodo, inseguito dagli orchi ed i mostri creati da Sauron e Saruman, alla favolosa iniziazione con i due cavalieri umani, il mago illuminato, gli elfi, gli altri hobbit. Ma era scommessa ancora più azzardata quella di accostare le indianate jones del cinema d'azione ai rinvii danteschi dell'universo grafico di Doré; i modelli ormai tradizionali ma meno spigolosi, delle GUERRE STELLARI alle affascinanti trasparenze pre-raffaellite delle sequenze nella foresta degli Elfi; gli immensi panorami incontaminati della Nuova Zelanda agli androni gotici, le spirali coreografiche nel quale sprofondano le creature del male.

Con un virtuosismo visionario sfrontato, Jackson precipita la sua cinepresa dalle torri vertiginose che si perdono fra le stratosfere digitali alle viscere insondabili delle miniere brulicanti di mostri, si accosta a stormi di uccelli neri e valanghe che travolgono abbacinanti a valle. Con altrettanta impudicizia, saccheggia altre memorie: c'è un Belzebù terrificante che sbuca dagli inferi, ma in effetti è ZORRO che agguanta la preda con la sua frusta infuocata. C'è giustamente (sono noti i riferimenti di Tolkien al nazismo) il Fritz Lang degli Untermensch politici di METROPOLIS, oltre a quello, ovviamente, dei NIBELUNGHI; ma pure un troll che assomiglia a KING - KONG, ed il fiume che affonda nella giungla metafisica di AGUIRRE. Se gli stregoni ricalcano evidentemente le sagome impressionanti inventate da Eisenstein per IVAN IL TERRIBILE, nessuno vieta al cinefilo incallito di ritrovare il Cameron degli abissi marini, il bestiario di Tim Burton o, ancora, l'Ingmar Bergman de IL SETTIMO SIGILLO. Ma abnorme e debordante che sia, eternamente in bilico ai confini del kitsch a somiglianza del suo commento musicale IL SIGNORE DEGLI ANELLI rimane sempre funzionale ed ispirato.

" Non disturbate l'acqua", ammonisce il mago a chi increspa la superficie del fiume: ed il film si inserisce con prepotenza, ma con immenso rispetto nella natura. E' il cinema della tradizione pensata alla grande; ma che è capace di quietarsi in molte scene intime, vicine alle psicologie di tanti personaggi. Gli attori, ignoti, appartenenti all'insigne tradizione shakespeariana o hollywoodiani che siano, sono scelti con un'aderenza fisica encomiabile.

Film generoso sulla tentazione del potere che minaccia anche gli esseri più generosi, sensuale e visionario su quella parte oscura che ci portiamo dentro ognuno di noi, questo prodotto da trecento milioni riconcilia finalmente l'universo della fantasia con quello dell'industria dello spettacolo.


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